Agopuntura e Omotossicologia:  Capitolo 5 pag. 141

nutrimento

In questa circostanza si può pensare che questo individuo sia melanconico o depresso, ma in realtà egli è collocato in una condizione emotivamente positiva e di immenso significato evolutivo. Ovviamente a questa rara posizione di equilibrio corrispondono due possibili squilibri di gran lunga più comuni: l’ipotristezza e la ipertristezza.

Nella posizione di deficit di elaborazione introspettiva il soggetto ipotriste scivola nella depressione. Qui il termine linguistico tristezza coglie meglio il significato. L’ipotriste non riesce a passare dallo sguardo verso il mondo allo sguardo verso se. Pertanto perde una enorme possibilità di bilanciare eventi mondani non fortunati.
Se non posso osservare l’evento dal lato del risentito sono costretto a permanere sul dato storico. Dal momento che la storia difficilmente è una sequenza di eventi fortunati, la reazione depressiva è scontata.
L’uomo non vive di solo pane significa che l’uomo ha contemporaneamente bisogno di nutrimento e del risentito legato al nutrimento. Vivere entrambi gli aspetti della realtà non solo è una facoltà umana, ma anche un enorme vantaggio selettivo.
Infatti le soluzioni di chi possiede due metodi di indagine e comprensione sono senza dubbio più articolate ed pertanto efficaci di chi un solo metodo possiede.

L’ipotriste affronta disarmato gli eventi difficili della sua vita e pertanto dal momento che la consapevolezza non è affatto lesa a questo livello dispera di una soluzione, rassegna e si deprime. Alle forme di depressione di questo tipo è però difficile suggerire tecniche di tipo introspettivo perché la facoltà è appunto lesa. Prima di arrivare ad una qualsiasi tecnica è necessario ripristinare equilibrio nel Campo Emozionale Tristezza. Un percorso interiore non è altrimenti possibile.
Per fare alcuni esempi comuni sia la psicanalisi che la meditazione sono tecniche che con metodi, premesse e finalità diverse comunque prevedono Equilibrio di Fase nel Campo Emozionale Tristezza. Sarebbe un grave errore introdurre a freddo un ipotriste a questi metodi o terapie. L’ipotriste non disponendo di un facile ingresso in se stesso, rimarrebbe ancorato ai supporti metodologici come la voce del terapeuta e la meccanica della terapia. Non riuscirebbe a cogliere la luna dietro il dito che la indica. Pertanto il rischio che tecniche di questo tipo aggravino la depressione dell’ipotriste non è infondato.

Diversa è la situazione per il soggetto che affronta percorsi introspettivi dopo aver avuto preliminarmente possibilità di sviluppare la sua ridotta facoltà guardarsi dentro. Questi ipotristi compensati possono allora beneficiare senza dubbio di tali approcci terapeutici.

La condizione opposta e complementare è quella dell’Ipertristezza. Il soggetto ipertriste è eccessivamente coinvolto nella introspezione.